Storia di Penny

La mia nuova vita a tre anni

All’età di 3 anni una brutta meningite mi ha regalato questa vita da persona “sordomuta, sorda, handicappata, disabile, diversamente abile con sordità profonda neurosensoriale bilaterale”.
E’ curioso come di anno in anno, da persona a persona, mi vengano indicati così tanti e diversi modi di  descrivere ciò che sono, come gli eschimesi che hanno più di venti modi diversi di descrivere il bianco della neve. Ma chi sono io dietro a tutte queste definizioni standard?
Un essere umano: non ho antenne verdi o dita che si  illuminano stile E.T., sono un essere umano con il solo problema di non udire… ma poi, intendiamoci,  per dirla giusta: Io ci sento!
Sento con i miei piccoli apparecchi acustici di qualità ottima che mi aiutano / mediano tra il mio silenzio e il mondo dei suoni.
Sembrerà strano  e  giustamente nessuno si augura una cosa del genere …  ma io non dico che la malattia mi ha tolto l’udito, dico che mi ha regalato la sordità. 

Senza la mia sordità non credo che sarei la stessa persona che sono ora.

Negli anni dell’adolescenza ho imparato progressivamente ad accettarla come una parte di me e non più come un ostacolo. Ormai è come un’ "amica" sempre fedele, che in un certo senso mi rende speciale; non dico questo per presunzione ma molte volte mi trovo a pensare come sarebbe se io ci sentissi normalmente e credo proprio che non sarei la stessa; e se potessi tornare indietro non vorrei annullare quello che mi è successo, ormai fa parte di me, della mia vita ed è grazie alle esperienze che ho fatto che sono diventata quella che sono ora. Chi mi conosce sa che non ho difficoltà nel parlare, grazie al fatto che già  parlavo  prima  della  malattia, ma  soprattutto  grazie  alla
ri – educazione  che  ho  seguito  per  molti  anni: ho dovuto  infatti
ri – imparare ad ascoltare, sentire, comunicare in modo nuovo.
Per questo sono riconoscente alle persone che mi hanno aiutata e mi sono state vicino  come mia madre che si è dedicata molto a me, ma anche la psicologa Dott.ssa Enrica Rèpaci e la Logopedista Luciana Moscardini.
Un grazie particolare voglio esprimerlo a “nonna Zora”, come l’ho sempre chiamata io da bambina e che ancora oggi voglio ricordare così.  ZORA DREZANCIC è la professoressa che ha messo a punto il metodo pedagogico che ho seguito  nella mia infanzia,  basato sulle strutture musicali.

Mia madre
Mia madre ha sempre creduto in me e nella possibilità di crescere bene. Si è data molto da fare per conoscere e capire quale poteva essere la strada migliore e, una volta trovata, si è impegnata fino in fondo.
Grazie a lei, che lavora in campo sociale, finito il liceo, mi sono avvicinata anche al mondo del volontariato frequentando la  piscina dove bambini e adulti con diverse disabilità   venivano per imparare a nuotare tutti i sabato mattina e lì ho imparato ad apprezzare ancora di più quel mondo speciale di cui anch’io faccio parte. Negli anni ho acquisito una grande sensibilità e attenzione ai fatti sociali che riguardano chi ha problemi di qualunque tipo. Non a caso spesso mi dicono che avrei potuto fare la psicologa. Sono contro ogni forma di  violenza e la derisione di chi ha una disabilià e chi subisce comunque un’oppressione e questo "regalo" della sordità mi ha dato la possibilità di avvicinarmi anche con questa esperienza personale al mondo delle persone con disabilità e al mondo dei sordi scoprendo così persone con un animo immenso che difficilmente si trova in chi si ritiene "fortunato".

Con mio padre

Con mio padre il rapporto é sempre stato giocoso. Lui é uno  sportivo, un giocatore di basket. Mi ha trasmesso l’entusiasmo per il movimento e mi ha fatto venire la voglia di imparare tutti gli sport. Per otto anni ho giocato a pallavolo, il mio sport preferito; come tutti gli altri del resto! Mi piacciono tutti gli sport: pallacanestro, nuoto, equitazione, calcio, atletica, sci e quando ero piccola ogni anno ne praticavo uno diverso! Per tre anni di fila, oltre a fare l’animatrice all’oratorio estivo, sono stata anche responsabile della “vacanza sportiva” in un paese della Svizzera, dove con cento bambini, per una settimana in montagna, praticavamo ogni giorno sport, facevamo giochi e stavamo in mezzo alla natura.
Grazie papà! Anche per tutte le volte che hai fatto da traduttore guardando con me le cassette che mi facevo prestare dagli insegnanti.
Solo qualche anno fa non c’erano ancora i DVD sottotitolati … che bella invenzione! E quale grande aiuto ora per noi!

Quand’ero piccola

Inevitabilmente da piccola, in casi particolari, a volte, avrei voluto poter sentire normalmente, come quando al mare, senza gli apparecchi acustici, stavo in acqua avvolta dal silenzio e vedevo la gente in spiaggia che rideva, urlava, bisbigliava,… per me era come essere una spettatrice al cinema che guarda un film muto. Oppure quando vedevo un film da sola e volevo sapere cosa dicevano gli attori in una scena particolare … ma rimaneva  un mistero se non c’erano i sottotitoli o qualcuno accanto a me che me lo raccontasse.
A volte mi accorgevo che la gente si stupiva nel sentirmi parlare, come dire:“ma com’è possibile se è sorda!” La gente pensa spesso che se una persona è sorda allora non può sentire e dunque non può parlare e se lo fa, allora non è possibile che sia sorda …
Quanta ignoranza sulla sordità!
Questa era una delle riflessioni che spesso facevo e che mi ha portato a non giudicare mai nessuno dall’apparenza … ma perché per il semplice fatto che io come altri siamo sordi e che portiamo o non portiamo le protesi acustiche, non potremmo comunque fare cose comuni a tutti, come sentire la musica, suonare uno strumento, PARLARE!?

I miei APPARECCHIETTI:

All’età di dodici anni ho cambiato gli apparecchi acustici e ho messo  quelli endoauricolari personalizzati, adatti per sordità profonde: una vera novità all’epoca (1996), anche perchè in quel periodo l’audiologo aveva proposto ai miei genitori di effettuare l’impianto cocleare. Loro rifiutarono, non senza prima essersi documentati e avere chiesto altri pareri. Con gli apparecchi endoauricolari feci un ulteriore passo avanti verso una vita migliore a livello uditivo e così il mondo dell’eco, dei rumori forti, dei mal di testa frequenti scomparve e al suo posto “nacquela musica, finalmente  distinta, chiara, pulita.

Per me, la vita senza musica è inconcepibile.
Sarebbe come dire: "che mondo sarebbe senza nutella?"

Fino ad allora avevo portato delle protesi analogiche retroauricolari che non mi consentivano un buon ascolto: sentivo la musica come un continuo e fastidioso rumore, non riconoscevo le parole delle canzoni; invece con i nuovi apparecchi  ho potuto sentire bene e  abituarmi – allenarmi a capire le parole sia in inglese sia in italiano, come una specie di esercizio all’ascolto e riconoscimento. Il telefono – io ho sempre detto – è l’unica cosa che veramente mi fa sentire così … sorda! come pure le conversazioni in locali bui. Per fortuna, con gli sms e la posta elettronica e le chat in internet o le video telefonate con Skype, posso superare questa difficolt
E per il buio … io e mio fratello che dormivamo insieme nella stessa camera da letto avevamo escogitato una conversazione “speciale”:
in quanto, al buio e senza gli apparecchi acustici, ovviamente non potevo né sentire né capire, avendo il letto a castello in cui a turno cambiavamo piano per dormire, uno di noi allungava la mano a quello che stava sotto e, per esempio, io parlavo, tanto lui poteva sentirmi, e lui invece mi comunicava le sue risposte o ciò che voleva dirmi / chiedermi,  facendomi dei segni con le dita o con il pugno o con le mani o scrivendomi / disegnandomi le lettere sul palmo della mano. Era nato tra noi un nostro linguaggio delle mani e con quello le nostre conversazioni notturne: per la prima volta nella mia vita scoprii che anch’io potevo parlare e avere risposte nel buio.

Mio fratello

ha otto anni meno di me e crescendo ha imparato prestissimo come si fa a starmi accanto e anche sopportarmi (!). Spontaneamente, senza che io gli chiedessi nulla, lui per esempio, mi faceva da “sottotitoli” ai films che non li avevano. Oltre a questo tra me e lui erano nati tanti altri giochi, anche di recitazione, imitando i comici di Zelig, in particolare i Pali e Dispari.  Dato che il programma non era mai sottotitolato, compravo i libri con le loro battute e poi ce le studiavamo. In tv guardavo il loro modo di muoversi e recitare e poi insieme li interpretavamo davanti ai nostri genitori, come se stessimo su un palcoscenico.

Una nuova esperienza

A proposito di recitazione, da un anno sto partecipando al Progetto “Onde, non solo parole”: un laboratorio teatrale sperimentale proposto da Enrica Rèpaci e condiviso da Daniele Braiucca ed Elisa Renaldin del Teatro Elidan Varese.
La storia di un viaggio si è trasformato nel tempo in una bellissima esperienza in cui ho potuto anche avvicinarmi alla lingua dei segni grazie a Maurino e Maurone (noi li chiamiamo così per distinguerli, perchè entrambi si chiamano Mauro) e alla loro tanta pazienza, dolcezza e allegria.
Il nostro spettacolo ha già avuto molto successo e stiamo cominciando le repliche in diverse città.  Ormai mi chiamano tutti Penny, Penelope, il personaggio che interpreto.

Leggere le labbra

Una cosa di cui vado fiera è la mia possibilità di leggere le labbra e quindi di sapere sempre quello che dice la gente, senza che se ne accorga! Molte volte i miei compagni di scuola, al liceo, o i miei amici mi chiedevano cosa dicesse una data persona che parlava  ad una certa distanza, così solo per curiosità! Nato come un gioco, questa abilità mi aiutò molto a studiare le persone, e grazie al fatto che io sono una gran curiosona e un’insaziabile divoratrice di novità di ogni genere, spesso sono talmente concentrata a capire e a seguire quello che dice la gente che mi perdo nelle loro chiacchiere!!!

A scuola

Ho iniziato ad essere consapevole della mia diversità negli anni delle medie in cui il rapporto con i compagni era a livelli molto bassi. Spesso ero presa in giro e non mi trovavo bene con me stessa. Avevo l’insegnante di sostegno che mi ha aiutata molto all’inizio: mi ha insegnato a prendere appunti, permettendomi anche di seguire interamente una lezione per abituarmi così all’ascolto;  ma poi,  all’ultimo anno, non la sopportavo più: ho iniziato a vederla come una “nemica” perché mentre tutti gli altri compagni erano seduti a coppie, vicini di banco, io invece avevo accanto a me l’insegnante di sostegno (nelle ore in cui c’era) sennò ero sola e davanti alla cattedra mentre dietro di me c’era la vita allegra dell’amicizia e davanti a me solo la prof e le regole di scuola e la lezione da seguire. Per fortuna, finite le scuole medie, ho iniziato a frequentare il Liceo Artistico e lì la mia vita è cambiata totalmente. Basta insegnante di sostegno, ora volevo farcela da sola! L’ambiente di amicizia, aiuto e sentimento dei miei compagni mi ha portato ad aprire gli occhi su una visione del mondo in cui la gente è anche sensibile e generosa e si offre ad aiutarti nelle situazioni in cui hai più difficoltà. Per esempio passandomi a fine lezione gli appunti per colmare le lacune lasciate quando perdevo il filo delle spiegazioni ma soprattutto stando attenti a come parlare con me e ancora più importante condividendo la loro amicizia e le loro conoscenze con me. Ora potevo partecipare anch’io alla vita di gruppo.
Inoltre le materie non erano molto difficili da seguire ed i professori si erano mostrati molto attenti sia nel  parlare che nel muoversi nell’ambiente. Scoprii inoltre che potevo prendere appunti: quasi una sfida con me stessa. In quei momenti dimenticavo il mio problema d’udito e diventavo orgogliosa dei miei progressi nell’ascolto.

Le mie passioni

La mia passione numero uno è sempre stata la montagna e la natura. Con essa comunico nel suo silenzio con suoni e odori e pensieri in un’estasi di calma spirituale.  Lunghe passeggiate, alla ricerca di animali selvaggi o a raccogliere funghi e mirtilli o a sciare d’inverno. La montagna è il posto di ogni stagione ed è la mia seconda casa. Ci sono sempre andata fin da piccola anche con i miei nonni, a trascorrere l’estate ed ho sempre amato andare con loro e crescere come montanara e scoprire insieme al nonno nuove cose sugli uccellini che venivano sul balcone a mangiare il pane, sui funghi buoni da raccogliere  e quelli velenosi, sui nomi dei fiori, sul rispetto della natura, sul contatto a distanza con i caprioli e le volpi, e poi c’era la cucina della nonna dove  imparare buone ricette con il sogno di aprire con lei un ristorante in un agriturismo. E’ così che si è anche formato il mio carattere sereno, ottimista, vivace, irrefrenabile e creativo. Mi piaceva spesso mettermi a disegnare i fiori e gli animali dando forma alla mia fantasia e poi appenderli in giro per casa. Questa passione per il disegno l’ho coltivata poi al Liceo e in seguito alla Scuola di grafica. Ho sempre amato molto anche la lettura. Fin da piccola ho letto un mare di libri, anche quattro contemporaneamente! Mi è stata molto utile per acquisire uno stile di scrittura espressivo, per conoscere nuove parole, in autonomia, senza dipendere da qualcuno oltre naturalmente al puro piacere di leggere.

Esperienze di lavoro

Conseguito il diploma di grafica pubblicitaria, mi sono attivata per cercare lavoro. Ho preparato il mio book e mi sono presentata direttamente ad alcune aziende. Dopo un primo anno presso una ditta di espositori sono stata assunta in un’agenzia dove ho lavorato per tre anni.  Il titolare mi ha aiutato molto per farmi sentire a mio agio ed ha apportato anche alcune modifiche nell’ambiente. Per esempio ha sostituito il campanello che emetteva un debole fischio acuto, impercettibile per me, anzi proprio inesistente, con una  bella campanella da scuola che ora si fa anche fin troppo sentire! Mi capita spesso infatti di essere da sola in ufficio a ricevere i clienti. Quando lui è fuori sede e ha bisogno di comunicare con me utilizziamo gli sms. La sua attenzione nei miei confronti è dovuta al fatto che nella sua famiglia c’è una persona con un problema di udito (non grave) ma con gli apparecchi acustici. In questo caso l’esperienza personale vuol dire molto! Successivamente ho lavorato presso uno studio grafico in Svizzera, dove mi sono trasferita per un anno, alla conquista della mia indipendenza.

Le mie esperienze all’estero

Da qualche tempo mi rodeva dentro la voglia di conoscere il mondo e scoprire nuove culture e gastronomie, così presi la decisione di partire "DA SOLA" per il Kenya. L’Africa, da sempre, è stata nella mia mente un territorio affascinante e magico e cosi intrapresi questo viaggio di 10 giorni di cui 3 di safari in mezzo alle vastissime savane e i suoi animali liberi.
Leoni, giraffe, elefanti maestosi, Masai e l’accogliente e calorosa popolazione africana mi tennero compagnia per tutti quei giorni meravigliosi oltre a 2 fantastiche ragazze liguri, mie compagne di viaggio, conosciute sul posto.
Quest’esperienza mi ha cambiata molto dentro, rendendomi ancora più sensibile e aperta verso le altre culture, più di quanto non lo fossi già.

Non contenta di questo breve soggiorno decisi di ripartire nuovamente qualche mese dopo e cosi,
a gennaio 2011, partii per una nuova avventura in cui decisi di mettere alla prova me stessa: "espatriare" in Francia (per la precisione in Bretagna a Vitrè)
e imparare una nuova lingua! Furono 6 mesi spettacolari dove ebbi la fortuna di vivere presso una famigliola favolosa e calorosa e con i loro 2 bambini di 6 e 2 anni, Maia e Marc, che presto divennero i miei 2 nuovi fratellini come io per loro fui la sorella maggiore per questi mesi in cui condividemmo lo stesso tetto e cibo e di cui mi occupai mentre i loro genitori lavoravano per aprire il loro negozio biologico.
Questa esperienza è stata molto toccante tanto che tutt’ora a distanza di mesi dal mio ritorno ancora ci sentiamo con grande nostalgia, soprattutto da parte della piccola Maia.
Insegnai l’italiano al piccolo Marc che vispo e attento lo apprese in fretta così come alla stessa velocità imparò a comunicare con me cercando, anche quando parlava in francese, di farmi capire sempre quello che voleva dirmi.
Crescere insieme a loro in quei mesi fu anche un pò come imparare qualche segreto per fare la mamma.
Oltre alla vita familiare ebbi modo di girare moltissimo in tutta la Bretagna del Nord e conoscere tantissime cittadine medievali con il loro fascino architettonico rimasto all’epoca del Medioevo, i loro castelli e le fortezze, molti dei quali ancora abitati da conti e nobili.
E’ una regione magica e ti cattura il cuore solo per i suoi paesaggi e le città. Fotografie e racconti di alcuni dei posti visitati li potrete assaporare sul mio blog:
lachiarettanelmondo.

La passione per la fotografia

Appassionata di fotografia decisi di frequentare un corso di fotografia analogica in bianco e nero e le tecniche di sviluppo del rullino (vecchie macchine fotografiche a pellicola) in un laboratorio a Vitrè proprio sotto le mura del castello.
Lo staff e il gruppo del corso mi accolsero con grande calore ed entusiasmo e mi aiutarono tantissimo anche ad integrarmi ed a superare le mie difficoltà con la lingua francese spesso parlato molto velocemente dai Bretoni!
All’inizio un mio caro amico, Bruno, per meglio aiutarmi mi traduceva i loro discorsi in inglese, poi pian piano studiando da sola il francese tramite un corso on line imparai anch’io a comprendere la loro musicale lingua e così potei piano piano partecipare alle conversazioni in gruppo. Il mio grande amico e Insegnante del corso Thierry, una persona dal cuore buono e grande che non dimenticherò mai, mi diede senza che gli chiedessi nulla, i testi tradotti in italiano delle tecniche di stampa del corso da lui tenuto. E non solo!
in laboratorio quando arrivai la prima sera appese un foglio con i vari passaggi da seguire per lo sviluppo della pellicola scritti in francese con sotto la traduzione in italiano perchè entrambi potessimo impararel’uno la lingua dell’altro!
Questo gesto mi commosse tantissimo e lì inizio’ un grande rapporto d’amicizia !
Durante quei mesi spesso con il gruppo organizzavamo cene o uscite fotografiche nel weekend e lì avevo anche modo di consolidare le mie nozioni del francese per migliorarlo. Ritornare a casa fu molto doloroso per me che lì lasciai un grande pezzo del mio cuore.

Una nuova sfida…

Oggi mi sento completa anche se sempre con la voglia di partire e conoscere nuovi posti.
Ma so che non saro’ piu’ sola. Il mio compagno sarà sempre presente nelle mie avventure.
Soprattutto mi sostiene nella mia più grande sfida: LAVORARE IN PROPRIO!
ho deciso, data la difficoltà di trovare un lavoro fisso in questi mesi di crisi, di provare a mettermi in proprio come grafica pubblicitaria e inizio a avere le mie prime soddisfazioni e spero che sia una sfida in salita!

Scarica qui il volantino promozionale, pdf 1, pdf 2

La mia prima pubblicazione

"L’odore dimenticato" – Ed. Albatros – settembre 2012

"L’odore dimenticato" è il raccontodel mio viaggio, a lungo sognato, nelle terre selvagge del Kenya.

< … Quello che non si trova nei libri o nelle foto, quello che mi ha rapito il cuore e mi ha lasciato il mal d’Africa è una cosa astratta che ti penetra dentro come una droga, di cui sentivo continuamente bisogno: l’odore. Un odore è difficile da portare con sè come ricordo, è impossibile fotografarlo, è inevitabile dimenticarlo al rientro, sostituito da altri mille odori delle città industriali, del cibo, di sudore, di essenze profumate … Questo è quello che mi manca di più del continente nero, l’odore unico di quella terra! … >

In copertina una delle tante foto scattate durante il viaggio: "Bambini Masai si abbracciano"