ZORA DREŽANČIĆ (1922 – 2008)

Musicista, Pedagogista, Magister in Fonetica, Ricercatrice in Scienze, ha creato
< Il Metodo creativo, stimolativo, riabilitativo della comunicazione orale e scritta

con le strutture musicali di Zora Drežančić >,

Metodo radicalmente diverso dalle proposte tradizionali e fortemente innovativo nel campo dell’educazione dei bambini con sordità profonda alla comunicazione orale e scritta.

BIOGRAFIA

Zora Drežančić è nata il 9/5/1922 a Cilipi, presso Dubrovnik (Croatia).
Nel 1949 si diploma a Zagabria nelle discipline musicali teoriche, ed insegna solfeggio e teoria musicale fino al 1964 nella locale Scuola di Musica “Blagoje Bersa”. Dopo la seconda guerra mondiale, lo Stato promuoveva e finanziava molte iniziative per diffondere la conoscenza della musica ad una fascia più ampia della popolazione. Zora fu scelta per assolvere ad un compito ben preciso: insegnare le due diverse pedagogie del solfeggio <Sol-Fa system>. In questo periodo partecipa a congressi e pubblica articoli su temi di educazione musicale: “L’educazione musicale in età prescolare”, “L’importanza del ritmo e della melodia nel dettato musicale”, "Leggere a vista", “I giochi didattici nell’approfondimento del solfeggio”,"L’interesse e la motivazione per la musica".
Presso l’Università di Zagabria si laurea nel 1961 in “Pedagogia” e nel 1965 consegue il diploma di primo grado scientifico (Magister) in “Fonetica” con una tesi dal titolo: “Le basi musicali e l’applicazione del ritmo e della melodia nella sordo-pedagogia e nella correzione del linguaggio orale”.
Fin dal 1961, presso il “Centro SUVAG per la rieducazione dell’udito e del linguaggio”, avvia le ricerche per un programma di lavoro con i bambini sordi in età prescolare; nello stesso periodo presso l’Università di Zagabria partecipa alla ricerca, finanziata dagli U.S.A., sulla demutizzazione dei sordi gravi.
Sulla base delle scoperte fatte durante tali ricerche elabora, in venti anni di attività, una pedagogia basata sui ritmi musicali.
Nel 1974, sempre presso l’Università di Zagabria, consegue il Dottorato in Scienze con una tesi dal titolo: “Il bambino sordo in età prescolare ed il primo apprendimento dei suoni del linguaggio”.
Dal 1965 intanto, va elaborando gli adattamenti della sua pedagogia alle lingue francese, fiammingo, italiano che le consentono di partecipare presso numerosissimi centri e/o istituti, alla formazione di operatori della riabilitazione in Belgio (Bruxelles, Grand, Hasselt, Bruge, Liege, Gentbrugge, Anvers, negli Istituti per sordi, nei centri diriabilitazione e nelle scuole di Logopedia), in Francia (Ronchin/Lille, Paris, Toulouse, Lyon, Grenoble, St. Raphael, Rennes, Nantes, Amiens, Marseille, Argenteuil e Massy) ed in Italia. Il primo contatto con pedagogisti e logopedisti italiani avviene nel 1972 in Francia. Nel 1974 a Riva del Garda comincia a formare i quadri di operatori italiani sui procedimenti pedagogici con le strutture musicali ed in seguito sarà chiamata a Salsomaggiore, Bosisio Parini, Roma, Trento, Genova, Tivoli, Trieste, Napoli (Giuliano), Tarquinia, Viterbo, Ronciglione, Tuscania, Varese, Cantù, Savona,Manfredonia, Siracusa, Catania, Bergamo, Urbino, Falconara, Prato.
Nel 1980 continua autonomamente la libera docenza e sintetizza tutto il suo lavoro, i 20 Procedimenti Pedagogici (canali) del suo Metodo in 4 Programmi divisi per età, con il titolo: “Il metodo creativo, stimolativo, riabilitativo della comunicazione orale e scritta con le strutture musicali di Zora Drezàncic”. Continua inoltre la formazione degli operatori nei diversi paesi europei; come consulente propone e verifica lavori di educazione e rieducazione. Partecipa a Congressi europei (Parigi, Roma, Siracusa, Zagabria, Ohrid), presentando i risultati ottenuti attraverso i principi e le strutture della sua Pedagogia. Nel 1972 aveva iniziato le sue ricerche sui bambini dai sei mesi ai tre anni (venti bambini udenti e dieci sordi) nel Nido del Centre Médical d’Audiophonologie di Bruxelles, allora diretto da S. Nacar. Da questa ricerca nacque il Primo Programma (o-3 anni) audiofonopsicomotorio chiamato <Giochi Fonici>, argomento della Tesi del suo Dottorato e presentato a Zagabria nel 1979, a Parigi nel 1980 ed a Roma nel 1982 presso l’Università La Sapienza in occasione del Simposio di Foniatria (11 e 12 maggio 1982). E’ a Roma che nel 1985 nasce l’ARMEL (Amici dei Ritmi Musicali e Linguistici, ora Pedagogia Drezancic ARMEL2ONLUS), l’associazione senza scopo di lucro per la diffusione del metodo e per la formazione approfondita degli operatori e dei genitori.
Zora Drezancic ha tenuto lezioni teoriche sui principi di lavoro della Pedagogia direttamente agli studenti della scuola di Logopedia dell’Università di Roma, diretta dal Prof. Giancarlo Cianfrone, primario della Cattedra di Audiologia. Molti studenti dell’Università “La Sapienza” di Roma, partecipano ai seminari organizzati dall’ARMEL e svolgono il tirocinio nei centri dove si applica la sua Pedagogia.
Nel 1994 viene scelta la sua relazione sulla metodologia dalla Commissione di Ricerca dell’associazione internazionale ISME (International Society for Music Education) della Facoltà di Musica dell’Università di Malmö (Svezia). Seguirà l’invito al 15° Seminario internazionale dell’ISME, tenutosi a Miami (Florida) nel luglio dello stesso anno.
Nel 1995 la Prof.ssa Drezàncic è stata insignita dal Presidente della Repubblica Italiana dell’onorificenza di Commendatore. Negli ultimi anni della sua vita (2005-2008), la Prof.ssa Drezancic, Magister in Fonetica, è stata membro del Comitato Scientifico del Polo Bozzo, Dipartimento di Scienze Antropologiche dell’Università di Genova, nato per la ricerca e l’intervento dei disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, e da lei designato come sede scientifica per proseguire e diffondere il suo lavoro di ricerca.
Zora Drežančić si è spenta nella sua casa di Zagabria il 29 agosto 2008.

 

PUBBLICAZIONI di ZORA DREŽANČIĆ

1968, Stimulations musicales dans les premières phases du travail avec les enfants deficients de l’audition selon la méthode verbo-tonale, I^ ed. Institut pédagogique national de Lille; II^ ed. Centre régional de documentation pédagogique, Lille 1979
1974, Predskolsko gluho dijete i prvo usvaianje glasovnogsistema (Il bambino sordo in età prescolare e il primo apprendimento dei suoni del linguaggio), tesi di Dottorato, Università di Zagabria
1976, Il ritmo musicale nella rieducazione del lilnguaggio con il metodo verbo-tonale, Studi di audiofonologopedia e psicopedagogia, ed. del Centro di Audiofonologopedia, Roma (Via Crati)
1977, Je joue, je parle, je lis, j’écris, (imprimé en Belgique par le Centre Médical D’Audiophonologie, Dir. S. Nacar)
1978, Le rythme musical et son aide pour un langage intelligible, < Rééducation orthophonique>, vol. 17, n. 103, pp. 411-423
1979, Od govornog izraza do organiziranja misli izraene jezikom srdstvo muzicke stimulacije (Dalle espressioni vocali all’organizzazione del pensiero espresso linguisticamente), Zagabria, 12-14 aprile 1979
1980, Il ritmo musicale nella riabilitazione audiofonetica, Il Valsalva, Bollettino italiano di audiologia e foniatria, Vol. III°, suppl. n. 1, pp. 34-39
1980, La strutturazione dal vocabolo alla frase, Provincia di Genova
1982, Il ritmo musicale nella rieducazione del linguaggio: strutture create per il metodo verbo-tonale dal 1961 al 1981, ed. Omega Torino
1982, Schede Musicali "La voce parlata – il ritmo – l’intonazione, ed. Omega Torino
1983, Gioco, parlo, leggo, scrivo (prima parte), ed. Omega Torino (Ristampa ed. Data Ufficio, Roma 2000)
1987, Gioco, parlo, leggo, scrivo (seconda parte), ed. Omega Torino
1987, I tre tempi: passato, pesente, futuro, ed. Graficart Ugento
1988, Il metodo creativo, stimolativo, riabilitativo della comunicazione lorale e scritta con le strutture musicali, Quaderni di cinesiologia, vol. XVIII°, nn. 1-2-3-4, ed. QuattroVenti Urbino
1990, Emma, Anna, Paolo, Toni, a cura di Letizia Di Pietro, ed. Teotokos Siracusa, Soc. Coop. Nuovi Orizzonti (Ristampa ed. Data Ufficio Roma 2005)
1992, Disegni Memoria, ed. Cooperativa Logos Prato
1994, Creative Rehabilitation Method of Oral and Written Communication with Musical Structures, ISME, Miami Florida, U.S.A., 9-15 July 1994
1998, Voce Ritmi musicali e linguistici Espressioni linguistiche (prima parte), Data Ufficio Roma
1998, Voce Ritmi musicali e linguistici Espressioni linguistiche (seconda parte) Data Ufficio
1999, Voce Ritmi musicali e linguistici Espressioni linguistiche (terza parte) Data Ufficio Roma

IL METODO

Il metodo è frutto del lavoro trentennale di ricerca e applicazione della Professoressa DR. Zora Drežančić con bambini sordi di diversi paesi europei e in esso confluiscono le conoscenze e gli apporti scientifici di molte discipline da lei approfondite: musica, fonetica e fonologia, pedagogia e psicologia.

L’Autrice ha elaborato 20 procedimenti pedagogici, detti canali, impiegati nei quattro programmi del metodo. I primi dieci canali svolgono funzioni che vanno dalle prime stimolazioni vocali alla correzione delle produzioni linguistiche. I canali successivi, utilizzati prevalentemente in età scolare, riguardano i processi di analisi e sintesi nell’apprendimento della letto-scrittura, la grammatica in tutti i suoi aspetti, gli apprendimenti più avanzati (poesia, testi complessi, teatro) e forme speciali per l’identificazione della parola.

Il primo programma, frutto di ricerche condotte nel nido del Centre Médical di Bruxelles nel 1972, e presso altri nidi in Europa, comprende una serie di proposte particolarmente adatte per i bambini fin dai sei mesi di vita e nei primi tre anni. Le stimolazioni proposte comprendono  modelli multisensoriali composti con la voce cantata, modulata e parlata. Questo primo programma audiofonopsicomotorio, chiamato “Giochi Fonici”, fu presentato a Parigi nel 1980. Come il bambino udente, anche il bambino sordo ha una produzione vocale spontanea. A sei mesi la stimolazione e la produzione cessano perché non sente. Affinché il bambino sordo non interrompa questo processo occorre intervenire con un’azione di rinforzo che consiste in una stimolazione globale con la voce cantata. Cantando delle melodie popolari, appositamente studiate per ogni singolo fonema della lingua, si favorisce il controllo visuale dei movimenti fonomotori e si consente il controllo acustico. Parallelamente i familiari non solo collaborano attivamente partecipando ai momenti terapeutici ma quotidianamente continuano il lavoro di stimolazione, sia attraverso i modelli e le strutture previste dal programma, sia con un’abbondanza di stimolazioni acustiche soprattutto in situazioni concrete di comunicazione ricche di affettività: il bagnetto, la pappa, la passeggiata, il cambio, la preparazione alla nanna; in definitiva, in tutte quelle situazioni durante le quali, rivolgendosi al bambino udente, viene spontaneo parlargli, commentare le azioni, modulare la voce, esclamando e giocando. Così facendo si preparano e si rafforzano gli stadi evolutivi attraverso una continua stimolazione all’espressione verbale e ad un precoce allenamento acustico. Si vuole creare una dominanza dell’audizione e della percezione in cui la vista (nel senso della lettura labiale) sia sfruttata al minimo, o al massimo, se considerata come attenzione, concentrazione sulla persona che dà il segnale. Il gioco fonico, giocattolo didattico specifico per ogni fonema della lingua, è un mezzo di contatto col bambino. Gli oggetti lo attraggono e ne aumentano l’attività, l’interesse, la motivazione e la voglia di fare. Dice la Prof.ssa Drezancic: “Ho usato ogni giorno di più i modelli cantati sulle frequenze dai 220 – 256 Hz ai 440 Hz. Ho constatato con certezza che i bambini, nell’estensione di queste frequenze basse per l’udito (normale estensione per il canto dei bambini), arrivano ad impegnare le corde vocali nella forma naturale, rendendo possibile il processo di discriminazione”. Ed ancora: “Il buon ritmo linguistico è conseguenza della voce timbrata e della sua capacità di sonorizzare bene gli elementi dell’espressione verbale ed il ritmo musicale, con le diversità delle sue forme, è una struttura speciale dove anche il tempo (rapidità) non cambia l’idea dei rapporti di questa struttura. Il nostro scopo è portare il bambino alla capacità di controllo della sua voce e senza una voce piena, modulata, ricca nel timbro non è possibile prolungare la sonorità necessaria per un linguaggio verbale intelligibile.” Inoltre: “Solo la voce umana può aiutare la voce del bambino a modulare, strutturare, sonorizzare l’articolazione”.
Nel suo sviluppo vocale il bambino deve acquisire il controllo della sua voce, la capacità di frenarla cioè di fare le pause o di prolungare la sonorità ai fini di un buon ritmo linguistico. Il timbro della voce dipende dalla sua capacità di pronunciare più o meno lungo, più o meno teso, più o meno rilassato. Per lo sviluppo e arricchimento della voce, l’acquisizione di pienezza e timbro ed il colore delle tonalità, nella pedagogia si offrono spesso al bambino imodelli cantati. La voce cantata è infatti la più ricca di strutture armoniche. La voce cantata impegna bene le corde vocali e, obbligando a modulare la voce, ne induce la pienezza sulle vocali ritmizzate. La realizzazione delle intonazioni nel linguaggio parlato è infatti possibile solo se la voce può sopportare i movimenti ascendenti e discendenti rapidi.
Le proposte del primo programma intendono far progredire gli importanti processi di:
> sensibilizzazione all’ascolto delle proposte vocali
> imitazione, attraverso la risposta vocale alla proposta
> associazione di stimoli vocali con gli oggetti scelti
> riconoscimento uditivo dei modelli già assimilati, in presenza degli oggetti
> emissione di vocaboli aventi significato.
Il primo programma del metodo è unico e originale ed affronta in modo puntuale le proposte per l’intervento precoce rispettando la natura del bambino e le sue risorse. Grande importanza è data alle attività psichiche mentali sulle basi sensoriali, neurofisiologiche. Pensiero e linguaggio iniziano il loro sviluppo congiunto e determinato da una reciproca influenza. Memorizzazione e riconoscimento dei modelli aiutano l’atto di generalizzazione.

Principi fondamentali del metodo, come riporta M. Zanobini (1995), sono:
– Anche soggetti sordi profondi dalla nascita possono arrivare ad una buona competenza linguistica.
La stimolazione deve iniziare precocemente rispettando le fasi di sviluppo vocale e linguistico normale.
– La fonazione non può essere separata dall’articolazione.
– I modelli vanno proposti rispettando modi e tempi di ricezione ed immagazzinamento in memoria dei singoli soggetti.
– I modelli proposti sono multisensoriali.
– Nella presentazione dei suoni  occorre rispettare una progressione fonetica, fisiologica, naturale come quella che segue il bambino udente.
– La voce cantata ed il ritmo musicale vocalmente espresso sono i principali supporti per lo sviluppo della competenza comunicativa orale.
– La scelta dei vocaboli deve essere effettuata in funzione dell’età dei bambini, della loro capacità di comprensione ed espressione vocale.
– La collaborazione fra le diverse figure impegnate nel progetto di recupero, famiglia, terapista, insegnanti, è indispensabile e richiede una forte carica motivazionale da parte di tutti.

Le protesi acustiche, adeguatamente scelte e programmate sulla base dei residui uditivi, rivestono un’importanza fondamentale. Il bambino percepisce la voce dell’adulto e sperimenta la sua voce all’interno di un dialogo significativo.
Una funzione fondamentale è anche svolta dai movimenti che accompagnano le proposte: sottolineano le caratteristiche dell’emissione sonora, facilitano l’acquisizione dei suoni, evidenziano la presenza delle parti non accentate del discorso, favoriscono la memorizzazione delle proposte e l’evocazione delle stesse in assenza del modello vocale.

Nel secondo e terzo programma  si consolidano le acquisizioni precedenti e si estendono le competenze linguistiche sui versanti fonologico, semantico, sintattico e pragmatico. Utilizzando strutture fonetico – ritmiche, con l’aiuto dei movimenti nello spazio, si può aiutare il bambino a percepire meglio il ritmo linguistico. Si crea così un rapporto stretto tra ritmo musicale, fonologia, ritmo e intonazione del linguaggio parlato. L’articolazione con la voce bisbigliata, proposta in altre pedagogie, riduce e impoverisce le forme ritmiche e la pienezza d’espressione mentre la lettura labiale separa le sillabe alterando la struttura ritmica e rendendo impossibile chiarezza ed intelligibilità di pronuncia. Parlare bene, con un andamento melodico – ritmico corretto, non solo facilita la comunicazione ma consente una migliore comprensione delle espressioni orali degli altri poiché migliora la consapevolezza della lingua. Inoltre, poiché la tolleranza di chi ascolta è in funzione di una pronuncia chiara, poche sono le persone disposte a stabilire un dialogo con una persona malparlante.
Dalla comunicazione orale si passa a quella scritta. La letto – scrittura è possibile solo se il bambino ha già sviluppato un minimo linguaggio spontaneo grammaticale. Come dice la Prof.ssa: “Dobbiamo creare la forma sonora prima della forma scritta, la parola prima della scrittura”. In ogni caso la scelta della progressione linguistica deve essere basata sulle capacità via via acquisite dal bambino; solo così sarà possibile ottenere che la lettura sia un corretto veicolo per la comprensione del messaggio scritto.

Il quarto programma (dai 14 ai 20 anni) prevede la possibilità di esercitarsi da parte del soggetto stesso per non perdere la qualità di quanto appreso nei precedenti programmi. Prevede procedimenti per la correzione e per sonorizzare la voce durante il periodo della muta vocale nei maschi. E’ inoltre indicato anche per bambini che provengono da altre pedagogie e per adulti che si vogliono avvicinare al metodo.

Mezzi didattici utilizzati sono: i giochi fonici, i movimenti, le schede illustrate e i libri, le schede per la lettura delle note musicali, dei ritmi musicali e linguistici.

(tratto da E. Rèpaci, 2001, "Sordità fenomeno complesso e biotecnologico"in Arcipelago Diversità, a cura di G. Cartelli, Roma, Bulzoni)

Una presentazione sintetica e fedele del Metodo Drežančić si può trovare nell’ articolo apparso su "Logopedia e Comunicazione", gennaio 2010, n. 1, a cura di M. Zanobini, A. Basili e C. Lanzara. Delle stesse autrici è il testo "Il Metodo DREZANCIC nei bambini dai primi mesi di vita ai tre anni" – guida all’utilizzo delle prime stimolazioni dei giochi fonici e dei primi vocaboli", con DVD audio-video, Ed. Giunti OS, 2011.