Il mio viaggio nell’Arcipelago Sordità
di Enrica Rèpaci

Il mio viaggio nell’arcipelago é cominciato molti anni fa, agli inizi degli anni ‘80. Allora non sapevo nemmeno che esistesse e quanto avrebbe influito sulla mia vita. Ero approdata ad una prima isola alla ricerca di risposte sulla capacità uditiva di mio figlio Matteo (Darshan) e da quell’isola ripartii presto alla scoperta di tante altre. Una "profonda ipoacusia neurosensoriale" era, ed è considerata ancora oggi, un grave limite alla possibilità di un normale sviluppo del bambino e la protesi acustica “a scatola” era allora l’unico rimedio che la tecnologia metteva a disposizione per compensare la perdita di udito. La riabilitazione audio-fonetica, ortofonica – logopedica, era compito del terapista. I genitori, ai quali era richiesta una collaborazione nell’applicazione costante delle proposte riabilitative, restavano però  fuori dalla porta. Ricordo che non una ma mille domande si affollavano dentro di me e cercavano risposte. In quegli anni ero studentessa alla Facoltà di Psicologia dell’Università di Padova e conciliavo i miei studi con gli impegni familiari. L’impatto con quella nuova ed inattesa  realtà, la sordità infantile, mi spinse ad orientare la rotta verso la conoscenza e l’approfondimento di quelle discipline, e sono tante, ad essa collegate ed ebbi una grande fortuna, quella di incontrare due donne che hanno rappresentato per me e per mio figlio un faro di luce e di speranza: Zora Drezancic, autrice di un Metodo innovativo per l’educazione alla comunicazione orale e scritta con le "strutture musicali", radicalmente diverso dalle proposte riabilitative "oraliste" esistenti, e Grazia Honegger Fresco, allieva di Maria Montessori, fondatrice e direttrice della Casa dei Bambini e della Scuola elementare Montessori a Castellanza (VA), Metodo da lei applicato fedelmente ed altrettanto innovativo e radicalmente diverso rispetto a quanto viene proposto nelle "normali" scuole materne ed elementari. Fuori dai confini di una piccola provincia dove tuttora vivo e lavoro (VA) cominciava a delinearsi lo scenario che poi scoprii nella sua grande articolazione: un vasto arcipelago, un mondo frammentato costituito da isole, piccole e grandi, alcune delle quali collegate tra loro, altre vicine, altre distanti, altre molto lontane: erano il mondo dei bambini con sordità, dei giovani e degli adulti, dei singoli e degli associati, delle famiglie e dei familiari, dei professionisti, degli operatori e delle istituzioni. Isole che presentavano punti di vista diversi e spesso divergenti, che raccontavano esperienze contrastanti, che lasciavano dubbi, che ponevano interrogativi e obbligavano a nuove riflessioni e soprattutto aumentavano in me il  desiderio di ricerca di verità in quel mondo che ruota intorno ad una sensorialità vissuta e percepita in modi differenti, soggettivi e personali. Il fenomeno “sordità” mi appariva già allora in tutta la sua complessità. Alla luce della mia successiva esperienza professionale come psicologa, oltre che di costante impegno di volontariato sociale, in ambito associativo, resta la complessità del fenomeno. Il mio é stato un viaggio interessante che mi ha portato a “tessere comunicazione” con molte persone ciascuna delle quali si caratterizza per la sua storia, personale, familiare, sociale e culturale. Ho osservato a lungo l’intrecciarsi continuo delle variabili e gli esiti così differenziati che hanno prodotto: singole e distinte personalità dove la sordità ha una valenza per ciascuno differente e che passa, come nell’infinita gamma dei colori percettibili, dall’estremo orgoglio di essere sordo fino alla negazione della propria sordità.

Oggi il mio viaggio continua, fra le isole della “diversità", anche in buona compagnia di tanti amici e collaboratori incontrati nel grande arcipelago. Ogni tanto una sosta su un’isola deserta dove il silenzio alberga sovrano e poi di nuovo in mare aperto.

La conoscenza non ha mai fine.