La storia di Francesco nell’Arcipelago Sordità

Mi chiamo Francesco, sono un ragazzo di 19 anni sordo profondo sin dalla nascita.

Frequento il Liceo artistico, poi penso di fare un corso di design industriale.
Ho ricevuto un’educazione di tipo “oralista”, che dava importanza al suono e alla parola, perciò fin da piccolo sono stato spronato all’ascolto della musica. Questo metodo mi ha aiutato a decifrare una varia gamma di suoni, riconoscendene alcune sue caratteristiche quali il volume, il ritmo e il timbro. La musica  ha allenato le mie orecchie ad attivarsi almeno per quanta riguarda un riconoscimento pressocchè grossolano del suono. Sin da quando avevo circa un anno ho sempre portato le protesi; queste mi danno la possibilità di sentire qualcosa, ma purtroppo è diverso da quanto sperano tante madri udenti che hanno figli sordi: “Mio figlio è sordo? Non importa, gli metto una protesi e sarà come tutti gli altri ragazzi!” Povere madri, si sbagliano di grosso ma molto di grosso! E’ triste sapere che la maggior parte di loro capiranno dopo diversi, forse troppi, anni; in effetti non basta mettere la protesi ma serve anche metterci l’impegno, ma davvero molto impegno … così ha fatto mia madre ed è grazie ai suoi sforzi, uniti ai miei, se ora ho raggiunto certi risultati.

Essere un adolescente sordo.
Fino ai 13 anni ho vissuto sereno e tranquillo, non davo peso alla sordità.
Con il passaggio dalle Medie alle Superiori cominciarono i primi problemi: all’inizio erano cose di poco conto ma con il passare del tempo divennero sempre più pesanti!
I ragazzi della mia età, in genere, spesso – ho notato – tendono ad assumere due differenti tipi di comportamento nei confronti della mia sordità: o mettono in risalto il “problema” nella sua forma deficitaria in un modo tale che mi fanno sentire e passare per una persona stupida, “inferiore”, oppure si irrigidiscono per paura di non capire ciò che viene detto.
Nel primo caso, probabilmente, c’è cattiveria; nel secondo, invece, timidezza, insicurezza oppure imbarazzo!
E così fino ai 18 anni ho passato un periodo davvero brutto!
Dal momento che notavo che gli altri mi trattavano in modo “diverso”, mi sentivo così inadeguato … per questo preferivo isolarmi; stavo sempre a casa, non uscendo se non per andare a comprare qualcosa che mi serviva per la scuola e passavo il mio tempo in solitudine a fare i compiti, a giocare con il computer altrimenti leggevo o guardavo qualche film. Tutto questo non uscire di casa mi portò poi alla depressione e pure ad una crescita infinita di brufoli, ecc… ho persino pensato di farla finita: ero sempre molto nervoso, stanco, triste e, soprattutto, arrabbiato!
Ne sono uscito, a fatica, grazie anche a mia madre che cercava di mettermi in gruppi formati da bravi ragazzi … ma se n’è cambiati molti! Man mano che conoscevo persone e che mi facevo amici, uscii dalla mia depressione e cominciai a farmi coraggio. Ora mi rendo conto che per uscirne bastava avere un po’ più di grinta per affrontare i miei problemi, cercando, nello stesso tempo, di puntare sulle vere amicizie. Da bambino ero un tipo molto allegro, vivace e sereno … poi alla scoperta della cattiveria degli altri mi si è spento il sorriso “dentro”. Anche ora faccio fatica ad avere fiducia negli altri ed anche ad instaurare una certa confidenza con qualche amico. La cattiveria della gente mi ha davvero cambiato e disilluso molto!

I miei sentimenti.
Durante il mio cammino ho provato tanta rabbia, vergogna e solitudine, ma i sentimenti peggiori che ho sperimentato sono stati quelli relativi alla depressione.
Avevo incorporato quei sentimenti come se fossero stati parte di me sin da sempre, quasi come se fossi ormai destinato a doverli sopportare per tutta la vita. Vedevo il mondo in nero: nulla andava bene, nulla mi dava soddisfazione o mi regalava una risata! Provavo tanta rabbia ed odiavo i ragazi della mia età perché mi ero convinto che fossero “tutti uguali” e mi trovavo bene solo fra gente adulta.
E poi … vergogna! La provavo innanzitutto nei confronti della mia sordità. Per me la parola “sordo” era pura bestemmia! Mi vergognavo perfino di farmi vedere … questo è, effettivamente, uno dei motivi per cui non uscivo di casa. Era un disagio così brutto, lacerante, che spero che nessuno si ritrovi mai nella mia condizione.
Questo vale anche per la solitudine.
Riguardo ad una delle conseguenze peggiori della depressione, quale il desiderio di togliersi la vita, confesso che più volte ci ero arrivato vicino: mi sono fermato non per paura nei confronti della morte o per insufficiente rabbia ma per non far soffrire mia madre che già si preoccupava molto per me. Quindi qualcosa mi ha fermato dal compiere “quel passo” …per fortuna! Sentendo parlare di diversi suicidi mi sono reso poi conto che potevo commettere un errore davvero stupido, tutto questo solo perché ero così depresso!

In Famiglia.
Sono fortunato ad avere una famiglia che mi ama adavvero e che mi accetta per quello che sono. I miei mi hanno sempre aiutato a risolvere problemi, ad andare avanti con forza, con coraggio di vivere, cercando di star bene, di essere contenti. Per farla breve, mi hanno più volte incoraggiato, aiutandomi ad orientarmi tra il giusto e lo sbagliato. La mia famiglia ebbe già difficoltà con mia sorella, sorda pure lei, che ha nove anni più di me. Ma anche qui mia madre, motivata dal desiderio di dare un buon futuro alla bambina, la crebbe nel modo che ritenne più giusto e utile per aiutarla a superare i vari ostacoli e così ora, come risultato, mia sorella ha una buona posizione socio – professionale … nonostante tutte le difficoltà!
Di fronte a ciò penso che chiunque “con problemi” possa ottenere, sebbene con tanti sacrifici, ciò che aspira. Ora diverse madri con ragazzi sordi prendono esempio da lei … adesso capite perché mi ritengo di essere così fortunato ad essere suo figlio?! Grazie ancora mamma!!

A scuola.
Ho sempre avuto problemi a scuola, con compagni, professori ecc.
Quasi sempre non capisco la lezione o faccio finta di seguirla anche se so che capire serve per apprendere ma … mentre ci sono professori che hanno un bel “labiale” ci sono altri che invece ce l’hanno davvero brutto, oppure parlano troppo veloci facendomi stancare subito! Quante incomprensioni mi sono capitate a causa dell’impazienza o insensibilità dell’insegnante!
Anche con i compiti il tutto mi risulta più difficile e impegnativo per via delle poche informazioni in mio possesso. Idem con i libri.
Poi ci sarebbe il problema degli appunti: siccome non posso staccare gli occhi dalle labbra dell’insegnante – altrimenti non lo seguo più – non scrivo nulla. Poi faccio fotocopiare gli appunti di ben tre compagni diversi in modo da poter confrontare i materiali, questo perché c’è sempre qualcosa che sfugge a qualcuno o succede che mi riconosca meglio nell’interpretazione dell’uno rispetto a quella dell’altro.
Ogni volta che mi preparo per una verifica mi sembra davvero di studiare per un esame ma c’è sempre qualcosa che mi sfugge e così prendo voti più bassi di quanto meriti, nonostante gli sforzi … ciò è fonte di frustrazione per me … ah, quanto vorrei poter conoscere e capire tutto con il minimo sforzo, come fanno glia altri! Un sogno impossibile!

Con gli amici.
Ora il mio raggio di conoscenza sta diventando, man mano, sempre più ampio grazie al fatto che sono entrato nel gruppo degli scout. Mi trovo bene con loro e riesco più facilmente a fare amicizie. Alcuni di questi ragazzi si dimenticano della mia sordità, parlandomi anche di dietro per poi ricordarsene vedendo che, o non ridevo alle loro battute, o non rispondevo ai loro richiami. Capita che cerchino di telefonarmi per poi mandarmi sms del tipo “Hey Franz, rispondi! Ma che stai facendo?” ed io che rispondo dicendo che “forse dimenticavano qualcosa!”
Il bello è quando, senza imbarazzo, loro sparano battute sulla mia sordità, sdrammatizzandola; infatti mi trovo meglio tra quelli che hanno un atteggiamento del genere … peccato che non siano tuti così.

Con le ragazze.

Alla mia età, per fare colpo su una ragazza,  bisogna innanzitutto essere abili con le parole, riuscire a fare le battute migliori … sennò si fanno delle vere e proprie gaffe! Preferisco parlare con le ragazze che stanno da sole rispetto a quelle che si muovono in gruppo in quanto mi risulta molto difficile stare al passo con la conversazione se si è più di due. Il problema è che queste ragazze sono spesso in gruppi esageratamente numerosi!
Nella maggior parte dei casi loro, le ragazze, quando capiscono che sono sordo, chiudono subito i ponti di comunicazione anche se fino a poco prima sorridevano e facevano cenni. Ciò mi costringe a “camuffarmi” per nascondere il “problema”, coprendo le protesi e facendo finta di essere tedesco per deviare dubbi sui miei accenti che molti mi dicono un po’ “tedeschi”. E solo quando mi conoscono bene o comunque dopo un primo approccio ben riuscito, al momento giusto, confesso. Secondo me fare così è meno traumatizzante … infatti ho visto che il più delle volte, dopo una prima reazione di sorpresa, le ragazze si ricompomgono e vanno avanti ad interagire come se nulla fosse.

Conclusioni.
Durante il mio percorso ho più volte constatato che ciò che più mi pesa della mia sordità è che mi limita l’accesso alla cultura; inoltre c’è anche il fatto di essere vissuto come “scemo” ed incapace a fare le cose come gli altri e la cosa mi irrita tantissimo! Spesso nell’idea che si ha di un sordo viene esaltata la sua connotazione negativa, pensando in primo luogo ai problemi della comunicazione e della diversità.
Finchè si vede la persona sorda come incapace a comunicare e quindi a capire, è ovvio che la si reputi non potenzialmente intelligente!
Se ci fosse maggiorre informazione su di noi sordi e sulla sordità ingenere ci sarebbero meno pregiudizi e forse si smetterebbe di compatire uno perché è un “povero sordo”!
Ribadendo ancora che un futuro felice sta innanzitutto nell’amore e nel costante supporto della famiglia, voglio lanciare un appello a tutti i ragazzi sordi come me invitando loro a mantenere quella grinta e fede in se stessi in modo da dimostrare che nessuno è un “povero sordo” nella società, bensì un pari!

Pubblicata in: Corrispondenze / L’educazione dei sordi, 3 / 4 – 2008 (Serie IX – CIX) –

Rivista fondata nel 1872 da Tommaso Pendola